“L’autonomia si impara fra le balle di fieno”

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Pubblicato il 15-09-2023

Anche quest’anno la Fondazione Lucia Guderzo ha voluto impegnare risorse ed energie nell’organizzazione del campo estivo dedicato alla ricerca di autonomia per i ragazzi ciechi o ipovedenti. Il campo si è svolto nel comune di Castello Tesino, in una splendida baita immersa nel verde. Quando sono andata per la prima volta a salutare i ragazzi ho avuto un attimo, solo un attimo, di sincero smarrimento e stupore: al nostro arrivo, infatti, qualcuno saltava e giocava tra le balle di fieno, mentre altri, in casa, si dedicavano alla preparazione della cena. Lo spazio verde intorno alla baita, ampio e modellato in posti in piano intervallati da salite e discese più o meno aspre, è ideale per consentire ai ragazzi di fare esperienza di orientamento in luoghi aperti. I dislivelli, infatti, possono rappresentare una difficoltà ma solo all’inizio, diventando poi buoni punti di riferimento per consentire a ciascuno di costruirsi la propria mappa personale. I ragazzi, tutti entusiasti dell’esperienza, mi hanno raccontato della loro gita a Venezia, del bagno nel bio-lago, una sorta di piscina naturale disinfettata senza l’impiego di cloro, delle loro esperienze in cucina, della loro felicità nello stare insieme, nonostante le esperienze e i percorsi diversi di ciascuno. Chi è bravo con l’informatica spiega quello che sa agli altri, e così via per le altre attività necessarie o ricreative. I ragazzi si aiutano tra loro e scoprono che non sono sempre solo destinati ad essere quelli che vengono aiutati, ma possono e devono anche mettere a disposizione i loro saperi ed il loro saper fare per gli altri. In generale la soddisfazione che provano nell’aiutare è grande e il fatto che un altro sappia fare una cosa nella quale loro non sono esperti li stimola a provare, a fare, a mettersi in gioco. Tra loro è un continuo confronto, non una competizione, ma il continuo e sano voler imparare dagli altri ciò che non si sa ancora fare, insegnando poi quello che si padroneggia meglio, nella consapevolezza che se un altro ragazzo cieco o ipovedente riesce a fare una cosa allora si può fare e si deve provare a farla. Qualche giorno dopo ho avuto l’occasione di visitare insieme a loro il Museo delle Scienze di Trento. Come è e come non è non ho portato il cane guida all’interno del museo e mi sono resa conto solo dopo averlo lasciato che avevo dimenticato il bastone bianco. Confesso di essermi sentita persa senza cane e senza bastone, ma subito i ragazzi hanno proposto varie soluzioni: chi mi voleva prestare il suo bastone, chi si è offerto di accompagnarmi, insomma io, che dovevo essere quella preparata a tutto e pronta ad offrire soluzioni, ero in difficoltà, mentre loro, che erano lì per imparare l’autonomia, non si sono persi d’animo e hanno offerto non una ma più possibilità.
La visita del museo è stata un successo, come del resto l’intero campo scuola. Ho visto ragazzi entusiasti di fare, genitori stupiti e fieri delle potenzialità e possibilità dei loro figli, organizzatori stanchi ma ragionevolmente soddisfatti dei risultati portati a casa.

di Antonella Cappabianca, dirigente Ordine dei Medici di Roma

 

La ragazzi in un momento di svago

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