W il Braille

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Pubblicato il 14-02-2020

W il Braille!

“Mi chiamo Emilia sono una studentessa cieca di sedici anni che frequenta il terzo anno del liceo classico.
Da tre anni a questa parte, ma da uno in particolare, la mia barra braille è diventata uno strumento indispensabile, a prescindere dallo studio.

Se dovessi elencare tutto ciò che ho scritto e letto lì, probabilmente, sarebbe necessario scrivere per una settimana intera.

Tutto ciò che ho imparato, che ho voluto trasmettere, ma soprattutto che mi sta più a cuore, è passato, in un modo o nell’altro, da lì.

Ma io ho sempre letto tanto, tanto che avevo vinto nel 2013, quando ero elementari, il concorso di lettura sul Braille organizzato dalla Fondazione Lucia Guderzo.

Ho compreso che il progresso tecnologico non esclude il Braille e il mantenimento di un sistema che ci rende indipendenti per qualunque cosa sia cultura. E dalla cultura, deriva quel che siamo e saremo.
Credo molto nel conciliare tecnologia e Braille: la verità è che è l’unica soluzione che abbiamo per essere davvero alla pari con gli altri, che sia nello studio, o nella semplice lettura quotidiana.

Ho appena concluso il trimestre scolastico positivamente, con una media più o meno intorno all’8.5.

Più ancora dei voti, però, questo terzo anno mi sta portando ad allargare i miei interessi in diversi campi, primo fra tutti quello filosofico, che mi permette di guardare al mondo con una diversa prospettiva rispetto al passato. Da non sottovalutare è la mia passione per l’inglese, che studio da autodidatta da quattro anni e grazie al quale ho ottenuto il successo cui più aspiravo dal primo superiore: la vittoria come best delegate del progetto IMUN (italian model united nations), che consiste in una borsa di studio per partecipare ad un progetto analogo a New York. Il progetto americano, comunemente noto come Muner ma tecnicamente denominato GCMUN (global citizens model united nations) è, come l’IMUN, una simulazione dei lavori di una commissione ONU.

Tremila studenti sono divisi in commissioni, ad ognuna delle quali è assegnato un argomento.

Ogni studente, nella sua commissione, rappresenterà il delegato di un paese, e dovrà mantenerne la posizione riguardo l’argomento assegnato alla sua commissione.

Obiettivo finale delle commissioni è stilare una risoluzione per i problemi che hanno trattato e dibattuto durante i lavori. Tutto si svolge secondo le regole di procedura originali delle Nazioni Unite e spinge noi studenti a competere in maniera sana per mediare e far valere le posizioni dei nostri paesi.

Come detto, sognavo di riuscire nella straordinaria impresa di vincere, ed esserci riuscita è una delle soddisfazioni migliori della mia vita e così il 23 febbraio 2020 partirò per New York.

Per il resto, occupo il tempo in tanti modi diversi. Il mio preferito è ovviamente uscire con gli amici, perché ho trovato compagni di classe straordinari e con cui condivido molto, ma faccio anche teatro e, quando riesco, vado allo stadio per seguire la mia grande passione per il calcio e la Roma.

Nel tempo libero, se rimane, studio anche…

E questa, in breve, sono io.”

 

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