NOVITA’ PER LA SUMMER SCHOOL 2019!

Stiamo preparando il programma della Summer School, faremo due gruppi:  ragazzi dai 7 agli 11 anni e ragazzi dai 12 ai 15 anni.

Ultima settimana di giugno per il primo gruppo mentre per il secondo gruppo seconda e terza settimana di luglio.

Ma anche gli adulti ci chiedono di organizzare una vacanza stiamo pensando per la terza settimana di giugno un tuffo nel Tirolo, nel cuore delle Dolomiti, tra Merano e Innsbruck, Castelli vigneti passeggiate mozzafiato e tanta socialità.

Seguiteci!

Gli echi della coscienza

La mia generazione ha delle grandi colpe: la colpa di aver ricevuto di più di quello che ha dato, la colpa di essersi fatta prendere dai protagonismi piuttosto che di lavorare sodo, la colpa di aver scimmiottato i comportamenti sbagliati della politica consumando tutto il credito di benessere che avevamo a disposizione, senza lasciare più nulla alle nuove generazioni e la colpa infine di celebrare il braille, anziché di praticarlo.

E’ davvero sconsolante che in questi giorni, qua e la per l’Italia, si svolgono convegni e seminari in cui si parla quasi a vanvera del braille mentre, ai nostri ragazzini ciechi nessuno lo insegna; anzi, quel che è peggio, qualcuno lo sconsiglia perché è più facile imparare ascoltando, tanto “con l’Iphone si fa tutto”.

Senza visioni o sentimenti nostalgici, la maestra Mirella, tutte le settimane ci faceva dettati e ci costringeva a leggere pagine e pagine perché sennò all’interrogazione facevamo figuracce e il 4 o il 5 non ce lo toglieva nessuno.

Alle medie poi è arrivato il Professor Nazzareno, che rincarava le dosi con i temi da scrivere e i capitoli di storia e di antologia da leggere.

Che pomeriggi a leggere il Petrarca, il Leopardi, il Pascoli o a studiare il medioevo o la rivoluzione industriale!

Non avevamo lettori o insegnanti di sostegno ma la tavoletta braille per scrivere e tanti libri da leggere.

Era diventata così un gusto la lettura, che alla sera ci addormentavamo con il libro braille sulla pancia ed erano libri di Salgari o Verne e, un po’ più avanti, di Boccaccio e Platone.

I dirigenti dell’Unione Italiana Ciechi che imperversavano in Veneto erano Enzo, Francesco e Ferruccio e tutti non transigevano sul fatto che il braille si doveva conoscere non bene ma benissimo e non avvertivano il bisogno di fare simposi o convegni.

All’epoca in cui ero giovanetto, tanti ciechi erano insegnanti, avvocati, massofisioterapisti e poi ci siamo aggiunti noi, un bel gruppo di programmatori.

Provo l’amaro in bocca a pensare che i nostri strumenti erano la tavoletta braille, per i più fortunati la dattilobraille , un registratore e poi, le valigiate di libri che ci arrivavano da Monza o dalle altre biblioteche e nulla più.

Ora, ogni anno, come si fa con i morti illustri celebriamo il Braille e chi racconta di quest’araba fenice è il primo a non usarlo o ad aver fatto ogni cosa per decretarne la morte.


Davide Cervellin